SI ARRICCHISCE ANCORA
IL PARCO MEZZI DI HISTORICA
Nell'intento di
fornire sempre maggiore veridicità agli eventi organizzati o a cui
Historica partecipa, è stato dato il via ad una ulteriore acquisizione,
che stavolta vede come protagonista un cannone anticarro PaK36.
Il cannone controcarri Pak 35/36, della Rheinmetall, fu il primo delle
artiglierie moderne concepite per la lotta anticarro e venne impiegato
con grande successo operativo nei primi 10 anni di servizio. Pensato
nel 1925 per l'esercito tedesco, inizialmente aveva ruote in legno a
raggi, poi sostituite con quelle in acciaio piene quando vennero sempre
più diffusi i veicoli a motore.
Il nuovo cannone venne
chiamato Pak 35/36, aveva una canna da 45 calibri, uno scudo ben
inclinato, un peso assai limitato (440 kg in assetto di marcia, 328 in
combattimento) e un settore di tiro di 59 gradi, -8/+25 gradi di alzo.
Il proiettile con velocità iniziale 750 m/s, perforava 38mm a 30 gradi a
360 metri, e pesava 350 gr. Esistevano munizioni da 650 gr di tipo HE.
La produzione, inizialmente limitata, esplose dopo l'avvento
di Hitler al potere.
Il cannone venne
ampiamente esportato, in Etiopia (dove fu usato contro gli italiani),
Italia (cannone da 37/45),Paesi Bassi, Unione
Sovietica (M30), Giappone (cannone Tipo 97), e venne in parte ad essere
considerato dai tecnici statunitensi per la loro arma di pari calibro.
Durante il primo anno
della seconda guerra mondiale venne usato con successo, sia come arma
trainata, che come cannone per carro armato con il nome di 3,7 cm KwK 36
L/45 (montato principalmente sul Panzer III).
La mobilità e la
tattica aggressiva dei reparti Pak sono state il motivo dei successi,
anche contro i carri inglesi e francesi molto ben protetti (Char B1, SOMUA
S.35, Matilda II) ma poco mobili e tendenti ad essere manovrati ai
fianchi e colpiti ai cingoli.
Anche in URSS il
cannone ebbe successo, grazie alla leggera corazzatura dei
carri T-26 e BT-7, che vennero sterminati nei loro contrattacchi contro
le postazioni tedesche, rapidamente difese dai reparti mobili
controcarri.
Contro il T-34 essi
vennero pure usati, ma ormai la fase del cannone da 37 era terminata, e
l'unico modo di fermare i nuovi mezzi sovietici era di sparare ai
cingoli o all'anello di rotolamento della torretta, cercando di
bloccarla. A quel punto giunse rapidamente l'esigenza di raddoppiare il
calibro delle armi anticarro.
Nelle fasi finali
della guerra venne ideata uno speciale proiettile che sparato da un
proiettile a salve poteva causare danni devastanti. Si trattava di un
proiettile a carica cava composto da un fusto con fori di sfogo e dotato
di alette metalliche che ne dovevano stabilizzare la traiettoria, dato
che il proiettile non aveva rotazione, l' ogiva conteneva per l'appunto
una testata a carica cava con spoletta ultrasensibile: il proiettile non
era avvitato ma semplicemente infilato sulla volata del 3,7 cm.
All'interno del proiettile vi era una barra cilindrica, solidale al
proiettile, che finiva all'interno della canna ed era dotata di
guarnizione per non disperdere la potenza della carica di lancio. Il
peso del proiettile era di 8,5 kg e la velocità in volata era di 110 m
al secondo. Il cannone anticarro da 3,7 cm rimase in servizio di prima
linea, apparentemente più a lungo del previsto, ma in realtà ciò era
giustificato dall'introduzione di un nuovo proiettile denominato 3,7 cm
Pak Pzgr 40 che aumentava la propria capacità di penetrazione del 30 per
cento. |
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